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Trump alla Casa Bianca: sfide per UE e Italia

Tempo di Lettura:

10 minuti

Autori:

Redattori: Giulia Pellitta, Alessandro Bizzini

Revisore: Alice Scarpellino

Quali sono le prospettive/i cambiamenti di mercato europeo e italiano (interno ed estero) ora che Trump è stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti?

Come anche il lettore meno informato saprà, si sono concluse da qualche settimana le elezioni negli USA. Lontane dall'essere una fine, le elezioni statunitensi appaiono come l'inizio di una nuova fase, guidata da Donald John Trump. Ci avete quindi chiesto cosa significhi per l'Italia, perché è cosi importante che il nuovo inquilino della Casa Bianca sia proprio lui?


Per rispondere alla domanda sono necessarie due parole chiave: Protezionismo e Dazi.

Pensate di condividere con un amico le spese al ristorante: se voi spendete 100 euro nel suo e lui solo 60 nel vostro, si crea un deficit di 40 euro. Gli USA hanno un deficit commerciale perché importano più di quanto esportano, e Trump considera questo squilibrio un problema vede nei dazi, ovvero tasse sulle merci straniere, uno strumento per risolverlo. Trump sembra particolarmente legato ai dazi: «Al di fuori di amore e religione, è la parola più bella che ci sia: dazio», ha dichiarato.


Che conseguenze ha questa affezione per noi? Immaginiamo un dazio come un pedaggio autostradale che i prodotti devono pagare per entrare in un Paese: se Trump li aumentasse, i nostri prodotti diventerebbero più cari per i consumatori americani, rendendo difficile per le aziende europee competere negli USA. Questo è il protezionismo. L'Unione Europea sembra avere già la risposta pronta: piuttosto che incorrere in una guerra commerciale, che potrebbe minacciare gli scambi con gli USA, direziona la propria attenzione su mercati come Cina e India. É come avere più fornitori per un negozio: se uno alza troppo i prezzi, ci si può rivolgere ad altri.

Avviciniamo ora la lente di ingrandimento e vediamo più da vicino le conseguenze dei dazi americani per il nostro Paese. Gli Stati Uniti sono uno dei principali clienti dell'Italia: vendiamo loro molti più prodotti come Ferrari e Prosecco, di quanti ne compriamo. Sarebbe come perdere un cliente abituale che, invece di venire al nostro ristorante ogni settimana, si presentasse solo una volta al mese. Per affrontare questa sfida, le imprese italiane devono diversificare i mercati di vendita e puntare sull'innovazione per restare competitive.


Un'altra conseguenza dei dazi potrebbe essere quella di rafforzare il dollaro: i prodotti italiani risultano più costosi da acquistare negli USA dove i consumatori potrebbero preferire un prodotto territoriale, più economico. L'indebolimento dell'euro e l'incertezza legata alle nuove politiche economiche potrebbero rendere gli investitori americani più reticenti nell'investire denaro in settori Italiani direzionando questo denaro altro altrove. D'altro canto, anche l'investitore italiano è spinto a guardare verso differenti orizzonti, dato i maggiori costi che dovrebbe affrontare. La chiave di svolta, in ogni caso, sembrerebbe una ed una soltanto: differenziare. Per essere più indipendente dagli Stati Uniti, l'Italia dovrebbe rivolgere la propria attenzione su altri mercati emergenti come Asia e Sud America. ln ogni caso, le imprese italiane dovranno dimostrare di essere camaleontiche, capaci di trasformare le sfide in trampolini di lancio per mantenere la loro forza sui mercati globali.

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